La vera ragione dei "populismi"


Copyright © 48/04/22 Danilo D'Antonio - Alcuni diritti concessi





Esiste una causa precisa che ha scatenato l'avvento dei cosidetti "populisti" (come se non lo fosse chiunque va a caccia di voti, piuttosto che limitarsi a far buone cose e solo in conseguenza di queste accettare il riconoscente, spontaneo voto degli elettori). Questa causa giace nel fatto che, nei sette decenni dal generale avvento della democrazia, non c'è stata la necessaria trasformazione nella struttura degli Stati. Poiché nessun cattedratico ha mai chiarito che la democrazia non nasce col voto elettorale bensì si realizza col mandato temporale (cui poi segue il momento del voto) nessun politico ha potuto superare la vecchia forma dello Stato.

Proprio da questo chiarimento (lo stesso mandato temporale del potere legislativo è ciò che in ultima analisi permette anche le consultazioni popolari e referendarie) può fiorire invece nei pensatori indipendenti la consapevolezza che dei tre poteri dello Stato, amministrativo, giudiziario, legislativo, solo quest'ultimo è stato reso democratico (addirittura secoli fa) mentre siamo ancora in attesa (ormai del tutto spazientita, è ovvio) che vengano resi democratici anche gli altri due basilari poteri: introducendo il mandato rigorosamente a scadenza (incarico temporaneo, pro tempore, a tempo determinato) in ogni assunzione nel Pubblico Impiego.

E' proprio questo scellerato sistema pubblico (lasciato tirannico come mal lo ereditammo dal fascismo) a pilotare facilmente una maggioranza emarginata dalla Res Publica (quindi mantenuta nella totale ignoranza della complessa realtà delle cose) ed a realizzare regolarmente le volontà di ogni cricca, elite, lobby e mafia. Venendone fuori le brutture che viviamo. E' per questo che (da quella misera democrazia che poggia sul solo potere legislativo, mancante negli altri due, l'amministrativo ed il giudiziario) nascono populismi a iosa. Per distruggere il sistema esistente, certo non per costruirne uno nuovo, perché i populisti non saprebbero farlo.

I populisti hanno infatti completamente sbagliato mira. Essendo stati posti sotto i loro occhi sempre e solo i luccichii del potere legislativo, non si sono accorti che il percorso giusto da compiere era quello di accedere dapprima ai poteri concessi all'interno del sistema del Pubblico Impiego e solo successivamente, una volta acceduta e ben conosciuta la macchina pubblica, una volta preparatisi opportunamente, avrebbero potuto puntare all'apice legislativo. Al contrario, con il prevedibile avvento di gente sempre più ignorante e rozza ai piani alti dello Stato, tutto finirà per andare a rotoli. Ma ciò lo si dovrà non tanto ai populisti (ché legittima è la loro rabbia) quanto ai dotti e presuntuosi assunti a vita nei piani inferiori di questo stesso Stato: i quali, pur di mantenere posto fisso e far carriera, hanno continuamente sbarrato il passo a quella condivisione della Res Publica, a quella partecipazione con mandato temporaneo, cui invece i cittadini, purché competenti, avevano diritto. Relegndoli invece nel fangoso cortile associativo.

Ed ora? Semplice: chi riuscisse a capire tutto questo imbroglio si dìa da fare a più non posso. Ché la Storia non ama i ritardatari.







DEMOCRAZIA = CONDIVISIONE DELLA RES PUBLICA




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